Perché i turni creano ansia: cosa succede davvero al nostro corpo

12/3/20252 min read

A person peacefully sleeping in a cozy bedroom with soft lighting.
A person peacefully sleeping in a cozy bedroom with soft lighting.

Chi non ha mai lavorato a turni spesso fatica a capire cosa significhi davvero cambiare orari ogni settimana, rientrare a casa quando gli altri si svegliano o dormire quando fuori c’è piena luce. Per chi vive questa realtà, invece, l’ansia legata ai turni è qualcosa di molto concreto: una sensazione fastidiosa che nasce prima del turno, peggiora quando si cerca di dormire e può proseguire anche durante le giornate libere. Ma perché succede? Perché i turni – soprattutto quelli notturni o irregolari – riescono a disturbare così profondamente il nostro equilibrio?

Il motivo principale riguarda il ritmo circadiano, quel “orologio interno” che regola sonno, fame, energie e persino umore. Questo orologio è programmato da milioni di anni per essere attivo di giorno e riposare di notte. Quando lavoriamo in orari opposti o continuamente variabili, andiamo contro questa programmazione naturale. È un po’ come costringere il corpo a funzionare con una logica che non gli appartiene. E quando il corpo si sente fuori sincronizzazione, la mente reagisce spesso con tensione, inquietudine e difficoltà a rilassarsi.

Un altro fattore determinante è la mancanza di routine. Le persone che hanno orari regolari sanno quando mangiare, quando dormire, quando allenarsi e quando staccare mentalmente dal lavoro. Un turnista invece vive in una sorta di “modalità adattamento continuo”: ogni settimana deve riorganizzare ritmi, abitudini, pasti, riposo e perfino le relazioni sociali. Questa instabilità costante può generare ansia anticipatoria, cioè quella sensazione di agitazione che nasce nell’attesa del turno, del cambio orario o della notte da affrontare.

Poi c’è il tema del recupero. Dormire dopo il turno di notte è complicato: la luce del giorno, i rumori, la mente ancora attiva, la difficoltà a “staccare” subito… tutto contribuisce a un riposo frammentato e superficiale. E quando si dorme male per giorni o settimane, il corpo produce più adrenalina e cortisolo, ormoni legati allo stress. Non è un caso che molti turnisti dicano: “Non riesco a rilassarmi”, o “Mi sento sempre in allerta”. Non è debolezza: è il corpo che cerca di rimanere attivo anche quando dovrebbe riposare.

Bisogna considerare anche il lato emotivo. Lavorare quando gli altri dormono o riposare quando gli altri vivono la loro giornata può generare isolamento. Molti turnisti hanno meno tempo per la famiglia, meno vita sociale, meno possibilità di seguire le proprie passioni. Questo può far sentire “fuori dal mondo”, alimentando quella sensazione di ansia generalizzata che non sempre si riesce a spiegare.

Infine, c’è un aspetto che spesso passa inosservato: l’imprevedibilità. Non sapere come reagirà il corpo dopo una notte, non sapere se si dormirà bene, non sapere se l’ansia arriverà proprio quando si cercava di rilassarsi… tutto questo crea un senso di insicurezza che pesa sulla mente. L’ansia, infatti, nasce spesso lì: nella paura di non avere controllo su ciò che ci succede.

In realtà, non è il turnista ad avere un problema. È il sistema dei turni che crea un ambiente difficile da gestire per un corpo umano fatto per vivere in modo regolare. Capire questo è il primo passo per affrontare l’ansia con più consapevolezza e meno senso di colpa: non c’è nulla di sbagliato in te. È il tuo corpo che sta semplicemente cercando di adattarsi a un mondo che non segue i suoi ritmi naturali.